Malasanità360 ha ottenuto il risarcimento danni per un paziente di 74 anni al quale, nel 2018, è stato impiantato un pacemaker. L’intervento chirurgico in un ospedale della Lombardia.

Il racconto del paziente:

“In seguito a un malore sono andato al Pronto Soccorso della mia città. I medici hanno accertato un infarto. Di conseguenza mi hanno trasferito nell’unità coronarica per un intervento di angioplastica. Le cose però non sono andate come previsto”.

Dopo il primo intervento la situazione sembrava abbastanza buona. Alcune settimane più tardi l’anziano è stato dimesso. Aveva già fissato la data di un nuovo ricovero per un impianto di pacemaker. Anche il secondo intervento sembrava riuscito. Solo che…

“Non ricordo molto dei giorni successivi all’impianto di pacemaker. So solo che avevo sempre tanto sonno. I miei figli dicono che ero in stato confusionale e pronunciavo frasi senza senso. I medici del reparto di chirurgia dicevano di stare tranquilli che non era nulla. Niente a che vedere con l’intervento di 4 giorni prima”.

Il post operatorio:

Ma non stava andando tutto per il meglio. Il paziente continuava a peggiorare. Allo stato confusionale si aggiunse anche la febbre. I figli erano sempre più preoccupati. La chiamata al 118 è stata la salvezza! Il quadro clinico era gravissimo e i medici parlarono di “prognosi riservata”. La diagnosi: setticemia! Il paziente aveva contratto dunque una grave infezione nosocomiale.

I giorni passati in terapia intensiva sono stati un inferno. Una vera lotta tra la vita e la morte. Ora l’anziano è invalido al 100% e ha bisogno di cure a domicilio. Il suo quadro clinico è stabile.

Nella vicenda in esame l’errore medico è acclarato. I medici non hanno prescritto alcun antibiotico né prima né dopo l’intervento. L’infezione poteva essere evitata!

Il risarcimento

Il caso si è concluso in via stragiudiziale, con un risarcimento pari a 460.000 euro a favore del nostro assistito.

Nota bene: per motivi di privacy si omette ogni dettaglio che potrebbe portare all’identificazione del paziente e/o della struttura in cui si sono svolti i fatti. (Regolamento Ue 2016/679 – GDPR)